Teatro

In & Off a Catania: gli spettacoli fino al 31 maggio

In & Off a Catania: gli spettacoli fino al 31 maggio

Un variegato repertorio, comprendente tre drammi, tre commedie ed un melodramma, conclude la programmazione catanese per la stagione teatrale 2015/16

Con una lodevole scelta di apertura al nuovo, il Teatro Stabile di Catania, nella sala del Teatro Verga, dal 4 all’8 maggio, ospiterà la rappresentazione di “Quai Ouest”, struggente riflessione sulla fine della civiltà occidentale di Bernad-Marie Koltès, talentuoso drammaturgo scomparso troppo presto dopo una vita travagliata.

Prodotto grazie ad una collaborazione tra il Teatro Metastasio Stabile della Toscana e lo Spoleto57 Festival dei 2Mondi, rassegna presso la quale ha debuttato nell’odierno allestimento nel 2014, il lavoro, diretto da Paolo Magelli, può contare sul valevole supporto di un team ben assortito di attori in grado di far emozionare: Valentina Banci, Francesco Borchi, Francesco Cortopassi, Fabio Mascagni, Elisa Cecilia Langone, Alvia Reale, Mauro Malinverno

Tutti costoro, in diversa maniera, incarnano figure di una varia umanità che, per opposte motivazioni, è stata posta ai margini, non soltanto metaforici, della vita sociale: un amministratore inquisito che vuole farla finita con l’aiuto della sua segretaria, una famiglia di immigrati clandestini, un giovane che vive di espedienti, un uomo misteriosamente silenzioso, incrociano i rispettivi destini, per breve tempo, in una landa desolata della periferia suburbana, tra relitti e magazzini in dismissione. Il salvataggio dell’aspirante suicida, tra la pioggia greve nel buio pesto, non lascia tuttavia facili illusioni di riscatto al gruppo, la cui sorte appare incatenata in modo inestricabile alla condizione socio-economica di appartenenza, nell’ambito di un meccanismo scenico potente e di sicuro effetto.

La trasgressione continua con due classici moderni, il cui messaggio di fondo si mantiene di stretta attualità a distanza di un circa un secolo dalla composizione: “Casa di bambola”, di Henrik Ibsen, prodotto dal Teatro Stabile di Catania per la regia di Maurizio Scaparro, sarà al Teatro Musco dal 5 al 12 maggio; “Così è (se vi pare)” completerà il cartellone del Piccolo Teatro di Catania dal 13 al 15 maggio. La trama al centro del dramma di Ibsen solleva interrogativi purtroppo ancora all’ordine del giorno, nelle tristi vicende di cronaca riguardanti donne umiliate ed offese a causa di ancestrali retaggi, che le vogliono legate ad una presunta condizione di sottomissione; altra tematica sollevata da questo racconto è l’eterno conflitto tra i doveri morali dettati dagli affetti e i vincoli della legge ufficiale, violati dalla protagonista Nora in nome dell’amore coniugale; ed anche l’enorme spinta al cambiamento veicolata dalla speranza e dalla fiducia nel prossimo, come in questo caso, spesso mal riposta.

Nessuna rassicurazione -come previsto- è dato trovare neppure in Pirandello, il cui “Così è (se vi pare)” verte su una delle tematiche care allo scrittore agrigentino: l’affannosa quanto vana ricerca della verità e l’incapacità degli uomini di rassegnarsi a questo dato di fatto. Al contrario, all’interno di uno studio-salotto trasformato in ‘stanza della tortura’, i personaggi del dramma sembrano accanirsi nell’infruttuosa investigazione, continuando a logorarsi, tra lunghi dialoghi, accuse reciproche, veri ‘interrogatori’. Saranno le risate amare del Laudisi, alter ego dell’autore, a far comprendere la folle illusione alla base di una simile ricerca, al termine della quale la verità, incarnata per allegoria dalla signora Ponza, continuerà a mostrarsi velata e non identificabile (o forse inesistente?): unico possibile rimedio- sembra suggerirci Pirandello- un abbraccio di umana compassione per condividere la comune sventura legata alla nostra condizione di mortali.

Toni più lievi ed atmosfere decisamente marcate in senso regionale connotano “Annata ricca”, commedia dialettale di Nino Martoglio (noto autore teatrale, conterraneo e contemporaneo di Pirandello, con cui collaborò), al Teatro Brancati di Catania dal 5 al 22 maggio, con Tuccio Musumeci, Miko Magistro, per la regia di Giuseppe Romani. Nella campagna catanese, il 29 settembre è tempo di vendemmia e di festeggiamenti in onore di S. Michele. È anche l’occasione per un momento di svago dal duro lavoro nei campi e i contadini, per una volta liberi dalla fatica, si lasciano andare ai piaceri dei sensi. Ma le complicazioni sono sempre in agguato: qualcuno, vittima dell’euforia collettiva, eccede, e i legami familiari minacciano di sfaldarsi: il tempo fuggevole di un’illusione e il divertimento è già finito, mentre già si riaffacciano le pesanti incombenze quotidiane.

Un appuntamento da non perdere, per chi desidera un sano intervallo di relax e di pura evasione, è quello con la riduzione teatrale de “La banda degli onesti”, pellicola di successo che diede avvio al sodalizio tra Totò e Peppino, al Teatro Erwin Piscator dal 5 al 15 maggio. Il nodo della trama è noto: un gruppo di improvvisati falsari tenta di approfittare delle circostanze per arricchirsi, stampando banconote posticce. Ne deriva un’inevitabile sequenza di equivoci ed inconvenienti che tuttavia, in forza dell’intimo sentimento di onestà, vissuto, nel profondo, dai simpatici furfanti, li riconduce sulla retta via, mentre lo strampalato piano salta in aria e tutto si risolve in burla.

Chiude in bellezza la presente stagione teatrale a Catania, l’allestimento, nella suggestiva cornice del Teatro Massimo “Vincenzo Bellini”, de “La sonnambula”, melodramma in tre atti dello stesso musicista catanese cui è intitolato l’ente lirico (con la direzione d’orchestra di Sebastiano Rolli, regia e scene di Alessandro Londei). In un contesto idillico-agreste, l’amore tra la bella Amina e il promesso sposo Elvino è insidiato da un malinteso, che fa sospettare la giovane di tradimento a causa della patologia da cui è afflitta: il sonnambulismo. Nel finale, l’improvvisa escursione della protagonista sul cornicione di casa, durante uno dei suoi accessi, ne dimostra l’innocenza ed offre l’occasione per farle intonare l’aria più celebre di questa opera, “Ah! Non credea mirarti”.

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